Aileen Lee e la nascita del termine unicorno. A 10 anni di distanza da quando il termine fu coniato, sentiamo dalle parole della stessa Aileen cosa ne pensa della attuale situazione e quali sono i trend che andranno a delineare gli scenari futuri.
Aileen Lee fu la prima che nel 2013 parlò di quelle speciali startup che erano riuscite a superare indenni tutte le sfide che si erano trovate dinnanzi per raggiungere non solo una certa sicurezza economica, ma un patrimonio di un miliardo di dollari. Introdusse cioè il concetto di startup unicorno. La rivoluzione, oltre che linguistica, fu culturale. Per la prima volta si realizzò, scrivendolo nero su bianco, che le startup potevano realmente diventare colossi economici.
L’articolo originale, scritto da Emma Hinchliffe, si trova su Fortune, ma è a pagamento, riservato agli abbonati e lo potete trovare a questo link.
L’ho letto.
Quello che vi propongo di seguito è un sua sintesi ragionata, corredata dalle parole di Aileen Lee apparse sul suo sito.
UNO SU UN MILIARDO
Come vi ho già ricordato quando vi ho parlato delle startup unicorno, poco più di dieci anni fa, la fondatrice di Cowboy Ventures Aileen Lee scrisse un pezzo apparso all’origine su TechCrunch. L’articolo si intitolava “Welcome to the Unicorn Club” e nomava (nel senso etimologico di “assegnare un nome”) a una particolare milestone di una startup: raggiungere una valutazione di un miliardo di dollari.
Da allora, startup unicorno è diventato un termine ampiamente utilizzato in tutto il mondo della tecnologia, anche se Aileen Lee afferma che non si sarebbe mai aspettata che prendesse così piede. Per celebrare il decimo anniversario della sua aggiunta al lessico della Silicon Valley, Lee e il capo dello staff di Cowboy Ventures, Allegra Simon, hanno pubblicato un’analisi aggiornata dell’unicorno.
L’ANALISI DI AILEEN LEE PER FORTUNE
L’articolo do Fortune ripercorre a questo punto la situazione del 2013, così come la aveva descritta Aileen Lee. Questo il quadro che emergeva allora:
- 39 unicorni (su migliaia di startup)
- il 60% degli unicorni aveva come target un consumatore
- nessuna startup unicorno aveva un amministratore delegato donna
- solo il 5% aveva una cofondatrice donna
Lo stato dell’arte attuale invece pare diverso. Queste le cifre del 2023:
- 532 unicorni, con un aumento del 1200%
- quasi l’80% di queste aziende da miliardi di dollari sono ora imprese
- il 5% ha un amministratore delegato donna
- il 14% ha una cofondatrice donna
LA QUESTIONE DI GENERE
Aileen Leen si sofferma a questo puto sulla questione di genere. Sostiene senza mezzi termini che “questo non è un miglioramento sul genere quanto avremmo voluto”, dice Lee, ma sottolinea che i fondatori di unicorni si sono diversificati in altri modi:
- Nel 2013, due terzi dei founder aveva frequentato uno dei college o università top 10, oggi solo il 20% lo ha fatto
- Nel 2013, il 10% dei fondatori era considerato non tecnico, quella quota è ora del 40%
In sostanza, secondo Aileen Lee, sono aumentati i founder con una istruzione universitaria sì, ma non necessariamente esclusiva. E, parimenti, sono aumentati i founder “non tecnici”, ovvero con competenze più trasversali e maggiori soft skills.
E quando guardi gli unicorni di maggior successo, le donne hanno una forte impressione.
Tra gli unicorni quotati in borsa, quello che Lee definisce il “club pubblico d’élite degli unicorni” (complessivamente sono appena il 3% del totale), c’è una maggiore diversità di genere:
- Il 14% degli unicorni quotati ha un amministratore delegato donna
- il 21% degli unicorni quotati ha una cofondatrice donna
CONCLUSIONI
Mentre alcuni unicorni di alto profilo di un decennio fa hanno subito un destino deludente, dalle svendite ai flop delle quotazioni pubbliche fino alle valutazioni private più piccole, nel complesso il valore del gruppo originale ha retto. L’80% degli unicorni originali oggi valgono di più rispetto al 2013, secondo l’analisi.
“Vorrei essere stata abbastanza preveggente 10 anni fa da dire: ‘Immagina, tra 10 anni, ce ne saranno 14 volte di più'”, dice Aileen Lee oggi dell’unicorno. E vorrebbe poter prevedere come sarebbero cambiati i criteri del fondatore: “Non sarà più importante per te essere stato un informatico maschio bianco di Stanford”.
L’ARTICOLO DI AILEEN LEE PER COWBOY VENTURES
Il 18 gennaio è apparso sul blog di Cowboy Ventures una analisi molto lunga e dettagliata, redatta da Aileen Lee e da Allegra Simon a 10 anni di distanza dalla fortunata nascita del termine Unicorno.
Troverete a breve sul sito una sua rilettura completa e ragionata, completa di tabelle in italiano e cifre. In questa sede, vi sintetizzo gli argomenti affrontati. Dopo aver ricordato il panorama del 2013, lo confronta con quello attuale per ricavare 10 indicazioni di tendenza che andranno a definire la forma del mercato in un prossimo futuro. Eccole, in estrema sintesi:
- Gli unicorni sono aumentati di 14 volte negli ultimi dieci anni, da 39 a 532
- Il pendolo ha oscillato fortemente a favore delle imprese (78%), quasi l’inverso rispetto al 2013
- È un gregge gonfio che si ridurrà nei prossimi anni (fino a circa 350) perché…
- Ci sono state poche exit: solo il 7%, contro il 66% del decennio precedente
- La capital efficiency degli unicorni è diminuita in modo significativo, precipitosamente per le grandi imprese
- OpenAI è probabilmente il superunicorno del decennio e l’IA il megatrend
- La Bay Area ha guadagnato negli anni #, ma ha perso terreno come quartier generale degli unicorni, mentre altri hub sono cresciuti
- Più info su unicorni e geografia, più cofondatori con background diversi, ma alcune cose non sono cambiate affatto
- Cercasi diversità: MOLTE opportunità per aggiungere diversità ai team fondatori
- Se il passato è il prologo, aspettatevi cambiamenti futuri per questo branco di unicorni e un elenco molto diverso e molto più ampio nel 2033
LE CONCLUSIONI DI AILEEN LEE
Lee e Simon concludono il loro articolo indicando per punti tutto ciò che questo significa in termini previsionali. Ecco quanto da loro descritto, attraverso le loro dirette parole:
- L’avanzata della tecnologia ha creato tanti altri unicorni, al servizio di più settori della società, in soli dieci anni. Non si può fare a meno di riflettere sull’enorme impatto sociale e finanziario della tecnologia sostenuta da VC.
- È come vivere una nuova rivoluzione industriale, alimentata dal software. Siamo entusiasti che si svolga più storia.
- Meno del 10% delle aziende Fortune 500 di oggi sono considerate aziende tecnologiche. Nei prossimi decenni, ci aspettiamo che la quota sia molto più grande – e che molti provengano dal gregge del 2023.
- Abbiamo anche imparato che i fattori macroeconomici e l’efficienza del capitale sono importanti. Il massiccio afflusso di capitali privati ha finanziato molte aziende. Ma l’efficienza del capitale è diminuita, il che eroderà i risultati finanziari, dato che molti sono ancora “banconote”.
- Il ciclo non è finito. L’ecosistema del venture capital sentirà l’impatto e trarrà beneficio da queste lezioni negli anni a venire, poiché sempre più licenziamenti, licenziamenti e chiusure avranno un impatto su fondatori, dipendenti e investitori.
- La valuation è una misura di successo conveniente ma imperfetta e impermanente. Diventare un unicorno troppo presto potrebbe addirittura essere una maledizione. I futuri fondatori possono vedere come perseguire la valutazione senza concentrarsi sui fondamentali sottostanti può portare a risultati sfavorevoli e non desiderati.
- Ci sono stati momenti nel decennio in cui molti credevano che costruire un unicorno fosse facile e comune. Gli unicorni anziani lo sanno: non è così. Richiede la magia continua del prodotto e della velocità, l’amore del cliente, l’economia del modello di business, l’efficienza del capitale, un’esecuzione incessante e altro ancora, per molti anni.
La foto di copertina è di Steve Jennings / Getty Images for TechCrunch